Le note jazz e una pietra miliare del cinema
Ci sono bastate poche note, i primi due passaggi della traccia “” dell’album jazz “”, per ritrovarci catapultati indietro nel tempo, alla vigilia di uno degli ultimi Natali del XX Secolo.
Stavamo pensando quale abbinamento tra il magnifico nettare de Il Cancelliere fosse il migliore, ripensando ad ogni ad ogni film che avessimo apprezzato, ad ogni dipinto ammirato.
La traccia musicale jazz che faceva da sottofondo e descriveva alla perfezione quel Taurasi ci è stata da guida. A quel punto, uno di noi si è ritrovato catapultato nel passato, a New York. La grande mela, la città che più di ogni altra è al centro del mondo.
Allora abbiamo visto un caffé del centro. Fuori la neve e attori improvvisati interpretavano Santa Claus all’esterno dei grandi magazzini.
Subito dopo, vediamo un uomo, un uomo solo, che siede in solitudine ad un tavolino, con un giornale in mano. Poco più avanti, sul piccolo palcoscenico della caffetteria, un amico, un lontano conoscente, un compagno di università, sta suonando jazz al piano.
Finalmente, tutto si ricompone. Chi legge il giornale ha la mente affollata di pensieri: la moglie gli ha appena confessato di aver desiderato un altro uomo, un marinaio di una nave militare attraccata in porto circa un anno prima.
Il testamento di un genio
Non c’è stato mai nulla tra il marinaio e la donna, però i dubbi si sono insediati nella mente di chi provava disperatamente a distrarsi leggendo quelle pagine. Un self-made-man, un medico, uno di quelli che ha potuto permettersi una dimora al trentesimo piano di un grattacielo proprio a ridosso di Central Park.
Un dubbio atroce nella mente del medico, il dottor Bill Harford, uno che ha già pensato alla sua “vendetta” contro la moglie. Una notte sola, magari una notte con una prostituta del centro appena incontrata, la bella Domino.
Intanto, il pianista si ferma e si prende una pausa. Harford, allora, lo riconosce come Nick Nightingale, ex compagno d’università alla facoltà di Medicina. Harford si alza e lo avvicina: pochi ricordi, poi Nick lo invita in una villa misteriosa fuori città, dove avvengono fatti strani e dove lui è invitato a suonare, rigorosamente bendato.
Il film, a questo punto, lascia la sua parte meramente introduttiva e si apre affondando nel mistero della villa e dei suoi rituali satanici, proprio come il nostro Taurasi, inizialmente chiuso e raccolto come massa ancora informe all’interno del calice, si apriva meravigliosamente ai nostri sensi.
Curiosamente, abbiamo trovato un legame tra il sesso che fa da leitmotiv nel film che chiude l’esperienza terrena di Stanley Kubrick, il film che abbiamo pensato di abbinare al nostro vino, e il nettare testé degustato.
Tutto sommato, il sesso è il dono che è stato fatto all’umanità per riprodursi. Un dono estremamente semplice che, dall’amore fra due persone fa scaturire la vita. Eppure il sesso è anche piacere. Da quella semplicità iniziale di un atto che genera, biologicamente, la discendenza, ne deriva anche la complessità dell’appagamento sensoriale, che è tipica peraltro degli animali più evoluti.
E finalmente, vino e film
Il Taurasi del Cancelliere, curiosamente o meno, si esprime allo stesso modo.
Dalla semplicità di un vino creato secondo regole naturali e “biologiche”, ossia senza aggiunta di solfiti, lieviti, tannini, o qualunque altra sostanza che ne modifichi la naturalezza, si passa ad un pout-pourri di aromi e sapori.
Di rado avremmo potuto trovare un abbinamento talmente perfetto fra cinematografia ed enologia, questo film del 1999 opera di un maestro che ha firmato celebri pellicole come Spartacus, Arancia Meccanica e l’immortale Shining.
Tratto dal libro dell’austriaco Arthur Schnitzler Doppio Sogno, Eyes Wide Shut, oltre che testamento dell’autore, è un film scioccante ma ancora sottovalutato.