Lasciarsi trasportare dalle emozioni quando si degusta un vino apre scenari inaspettati e conduce, spesso, ad abbinamenti inattesi. Soprattutto quando si degusta non una, ma diverse eccellenti Falanghina come quelle di Cantine Astroni. Un’intera verticale che ha ispirato questo pezzo, dove il vino dell’azienda napoletana va a sposarsi con un’opera di prestigio dell’arte moderna, un capolavoro del futurismo.
Il mostro dei venti centesimi
Venti centesimi di euro, in tasca, li abbiamo tutti. E se non li abbiamo, non è difficile trovarli.
Una moneta comune, del valore di circa quattrocento delle nostre vecchie lire, una moneta che, da quando siamo passati alla valuta unica, spesso trascuriamo, tendendo ad arrotondare tutto alla cifra di un euro.
Come questa moneta viene troppo rapidamente eliminata dai borsellini delle massaie o dalla tasca di qualche gentiluomo, mancia per un parcheggio oppure donazione ad uno sventurato, così altrettanto spesso essa passa tra le nostre mani senza che ci fermiamo a valutare cosa appare sulla faccia “nazionale” di questo soldino.
Ogni paese europeo ha infatti scelto qualcosa di personale da incidere sulla propria versione degli eurocent. Come la Francia ha inserito la Marianna e la Spagna Miguel De Cervantes, l’Italia fece anch’essa la sua scelta, al tempo dell’introduzione dell’euro. Ma cosa ha scelto?
Quella specie di incomprensibile “mostro” che appare sul retro dei 20 centesimi italiani è in realtà un’opera d’arte tra le più importanti del XX secolo. Si tratta di “Forme Uniche della Continuità e dello Spazio”, di Umberto Boccioni.
Boccioni fu innanzitutto pittore ed operò a Milano. Con la nascita del futurismo si avvicinò a Marinetti e alla nuova corrente artistica. Quindi, passò dalla pittura alla scultura, e nel 1913 realizzò questa opera in gesso, oggi esposta al Museo del Novecento.
Con Forme Uniche, Boccioni voleva semplicemente rappresentare la fusione del movimento con lo spazio. Un concetto più semplice di quello che potrebbe sembrare. Ci riuscì rappresentando una figura umana privata di alcune parti. In pratica, si tratta di un uomo rappresentato come sezione anatomica piuttosto che nella sua interezza.
Di solito siamo abituati a vedere Forme Uniche come opera ripresa di lato. La straordinarietà della scultura di Boccioni sta però nel fatto che, in base alla posizione in cui ci poniamo rispetto ad essa, Forme Uniche appare quanto mai cangiante. Non è quindi un opera che si può ammirare in maniera statica. Per vederla e capirla, Forme Uniche va ammirata da molteplici punti del piano.
In base alla posizione dell’osservatore, infatti, da un lato essa si torce e dall’altro essa si espande. E’ l’aerodinamica che diventa viva.
Bravissimo, bella idea…ma che c’entra col vino?
Questa è una domanda che qualcuno si sarà posto sicuramente leggendo il nostro pezzo.
Ebbene, la risposta è più semplice che mai.
La Falanghina è un vitigno campano tra i più coltivati. Lo si trova nel beneventano, in Irpinia, ed anche qui, nel cuore del vigneto metropolitano di Napoli. Si beve fresco, ma si presta ad interessanti evoluzioni.
Da Astroni lo abbiamo assaggiato di diverse annate, da quelle giovani a quella spumantizzata fino a quella più matura, una 2003 conservata dai Varchetta con tanto amore. Ognuna di esse ci ha detto qualcosa su come questo vitigno si evolve e come esso si concorda perfettamente con l’ambiente.
E’ sapido e con nota iodata a Napoli, è erbaceo ad Avellino. A Benevento ha note speziate e un gusto di miele nelle versioni più evolute.
Quale miglior racconto, quindi, per questo bellissimo vitigno se non quello di un’opera d’arte mutevole e cangiante, variabile in funzione della posizione in cui esso è coltivato? Siamo certi che Boccioni fosse il miglior modo per valorizzare questo bene prezioso della nostra terra. Pensate all’opera mentre ne bevete un paio differenti…sarà un’esperienza di vita, più che una semplice degustazione.