Nel corso di un percorso affascinante tra vigne che trasudavano la storia di un popolo, abbiamo trascorso una giornata che ci ha raccontato la storia e l’evoluzione di un prodotto della terra, un vitigno che in tanti anni è mutato, si è adattato ma non ha mai cambiato nome, ed ha solo evoluto le sue caratteristiche. E come siamo abituati noi di Ritmodivino, abbiamo lasciato alle note di un artista che nella sua carriera musicale ha raccontato la storia di quella musica che ha avuto mille sfaccettature e grandi evoluzioni, il compito di ispirarci. Oggi parliamo della Falanghina dei campi flegrei della “Cantina Astroni” e della musica Jazz di George Benson.
George Benson è un artista complesso ma allo stesso tempo semplice e genuino . Nella sua carriera si è distinto come ottimo chitarrista ma anche notevole cantante . Con la sua musica è riuscito a caratterizzare tutti i periodi musicali che si affacciavano al mondo come novità e ricerca . Per questa sua caratteristica molto versatile ha riportato in tutti i suoi album le varie evoluzioni e contaminazioni che la musica jazz viveva . Amato ed odiato , apprezzato e portato alla gloria come il nuovo Wes Montgomery ma criticato da tanti per essere stato troppo pop in alcuni lavori discografici.
Per capire questa “evoluzione” artistica percorriamo ed ascoltiamo tre album fondamentali della discografia di George Benson.
Giblet Gravy pubblicato nel 1968 è il primo disco di Benson : chiudendo gli occhi ci si lascia catapultare in un tipico jazz club di New Orleans , le sonorità e la scelta dei brani rievocano a pieno la vita musicale che si assaporava negli anni 60/70 . Con una formazione che vantava nomi dei più importanti musicisti di allora , Benson ci da prova di essere un conoscitore ed un cultore della tradizione musicale jazz riproponendo standard del calibro di “Sunny” , “Billie’s Bounce” , “What’s New” con fraseggi tipici ed interplay perfetto. Una grande band alle spalle messa insieme per valorizzare la chitarra regalando un’atmosfera calda e dolce. Il lavoro di George Benson risulta gustoso e irresistibilmente melodico.
Give Me the Night, anno di uscita 1980 : in questo disco Benson inizia a proporsi in maniera più incisiva come cantante incantando con la sua incredibile voce. Benson sfodera tutte le sue risorse vocali, dimostrando di possedere la stessa fluidità tecnica dei migliori vocalist jazz di allora e di poter essere considerato un temibile rivale di Al Jarreau.
In questo disco la chitarra di Benson ricopre un ruolo di secondo piano solo due dei dieci brani sono strumentali .
Queste scelte stilistiche , fecero si che Benson fu molto criticato perchè dava un punto di rottura con tutto quello che aveva proposto negli anni precedenti , tutte le sonorità calde e morbide del jazz sembrano un lontano ricordo per quel pubblico che aveva imparato ad amarlo e seguirlo.
Questo album rappresentava la grande attenzione che George Benson poneva nell’evoluzione del mondo musicale di quegli anni , da dimostrazione di saper realizzare un grande album “pop” curato nei minimi particolari e suonato da musicisti di altissimo livello .
Absolute Benson questo è l’album del Benson maturo , anno di pubblicazione 2000 . Il chitarrista jazz torna alle sue origini realizzando, in collaborazione con fior fior di musicisti, uno dei suoi album più belli dove rilegge a suo modo alcuni classici del passato “recente” affiancati a nuove composizioni. Torna a dare grande attenzione alla chitarra ma non mette da parte il canto anzi raggiunge la giusta amalgama il suo canto si fonde alla chitarra e molto spesso si rimane confusi non si sa se accompagna se stesso con la voce o con la chitarra . In questo lavoro Benson torna alle origini proponendo grandi capolavori del passato ma con sonorità del presente accontentando tutto il suo pubblico : da quello che lo criticavano a quelli che lo hanno sempre amato . Anche il titolo del disco parla chiaro ” Absolute Benson” è l’essenza dell’evoluzione artistica di questo grande musicista .
Noi ci siamo fatti accompagnare e suggestionare dalla musica di questo grande artista che ha evoluto la sua musica in tanti anni di carriera durante la nostra degustazione alle “Cantine Astroni” la stessa evoluzione che abbiamo trovato nel degustare la falanghina dei campi flegrei prodotta dalla famiglia Varchetta.