Nel corso della nostra visita da Salvatore e Gilda Martusciello, stavolta Ritmodivino si è immerso nella tradizione vinicola più verace della Campania. In compagnia di due persone straordinarie, che vivono soprattutto di passione, abbiamo ripercorso la storia di due piccole grandi chicche della nostra regione: il Gragnano e l’Asprinio. Due vini che sono legati alla cultura di questi luoghi. E dunque, quale miglior abbinamento con questi vini se non il film “L’Oro di Napoli” di Vittorio De Sica?
Non è stato facile riportare in un articolo tutta la passione che Salvatore Martusciello e sua moglie Gilda ci hanno trasmesso nell’incontro che si è svolto con noi di Ritmo diVino nella loro cantina di Quarto.
Per raccontare tutte le emozioni che abbiamo provato in oltre tre ore di colloquio con Gilda e Salvatore, davanti ad una tavola imbandita e alle loro eccezionali bottiglie, ci voleva molto più spazio.
Del resto, le degustazioni di Ritmo diVino, ormai lo sapete, sono tutto fuorché tecniche. Noi ci lasciamo guidare quasi esclusivamente dalle emozioni, e stavolta il viaggio nel mondo del Gragnano “OttoUve” e in quello dell’Asprinio “Trentapioli” di questa piccola ma gigantesca cantina, di emozioni ne era pieno.
Eppure il Gragnano e l’Asprinio sono vini semplici. Semplici perché sono vini di pronta beva. Vini dall’assaggio immediato. Con il Gragnano e l’Asprinio deve trionfare la freschezza. Non ti aspetti di bere una bottiglia di Gragnano evoluta vent’anni. Tantomeno di Asprinio.
Non ci saremmo aspettati, entrando nel piazzale antistante alla cantina di Salvatore, di un viaggio come quello che poi abbiamo compiuto. Un viaggio che ci ha condotti nella napoletanità più verace, nella tradizione più antica, nel racconto della “trafica”, ossia la trattativa che facevano, anticamente, i produttori d’uva, massari e commercianti.
Abbiamo visto strade e uomini antichi, persone radunate attorno ad un tavolo di legno che trattavano la vendita del vino sotto il suono di strumenti musicali altrettanto antichi. Eravamo come loro, uomini temprati dalla durezza della vita campagnola, seduti attorno al tavolo in quella che era una vera e propria libagione.
Come quegli uomini, abbiamo lasciato che il vino scendesse nei calici. Novello, fresco, frizzante, abboccato. E lo abbiamo emozionalmente degustato mentre Salvatore ci raccontava di lui. Di un uomo che fa vino sin da bambino. Di una persona che conosce i Monti Lattari a menadito. E mette otto capolavori della nostra terra nel suo vino unico al mondo.
Un Trionfo Emotivo
Il merito di aver tramutato questa visita in un vero e proprio trionfo emotivo è stato tutto di Salvatore. Lo abbiamo ascoltato per tre ore, discutendo di tutto, mentre il vino scorreva a fiumi e accompagnava ogni ben di Dio. Rustici, formaggi, salami, prosciutto!
Salvatore non si è sottratto a nessuna domanda, perché chi vive di passioni le trasmette con altrettanta passione. Per raccontarci del suo OttoUve, il Gragnano realizzato con Aglianico, Piedirosso, Sciascinoso, Olivella, Castagnara, Sauca (o Zauca), Santantonina (o Uva del Sabato), la Sulbegna e la Suppezza, ha rinunciato persino al pranzo in famiglia!
E quando dai monti Lattari siamo passati all’agro Aversano, degustando il suo meraviglioso Trentapioli Asprinio, abbiamo compiuto un altro viaggio altrettanto stupendo. Siamo finiti così tra i contadini che raccolgono quest’uva sulle grandi alberate aversane, muovendosi come antichi robot su scale alte più di cinque metri.
Sì, perché l’Alberata è una coltivazione unica al mondo. I Borboni di Napoli la usavano addirittura per bloccare gli attacchi della cavalleria nemica! E il vino che si produce, un vino che purtroppo è destinato ad estinguersi perché gli anziani contadini non riescono più a trasmettere ai giovani il loro lavoro.
Questo viaggio, insomma, è stato un viaggio nella storia. Un viaggio nella vita dei nostri predecessori. Dunque cos’altro potevamo abbinare a questi vini eccezionali se non il film “L’Oro Di Napoli”, di Vittorio De Sica?
L’oro di Napoli
L’oro di Napoli è una pellicola del 1954 diretta da Vittorio De Sica e tratto da una raccolta di racconti di Giuseppe Marotta.
Sei episodi che narrano la napoletanità come Salvatore ce l’ha raccontata per i suoi vini. Sei storie interpretata da validissimi attori italiani come Sofia Loren, Totò, Eduardo De Filippo e Silvana Mangano. Sei storie che raccontano una terra.
Una grande terra che solo grandi vini potevano raccontare.