I siti che lo commerciano sono tanti, duemila venditori lo spacciano online con ben 39 etichette diverse, il danno è di milioni di euro. Di cosa parliamo? Del Winekit per fare il vino in casa, che però di vino non ha nulla.
Un detto antico sostiene che “il vino si fa anche con l’uva”. E io che scrivo, alla vetustà di questa affermazione, ci credo eccome.
Mia nonna viene dal profondo Nord, e quando era ragazzina frequentava le scuole col nipote di un grande produttore italiano di grappe e vini, Folonari. Proprio lei mi raccontava, a me che credevo all’origine meridionale di questo detto, che in realtà i suoi compagni di scuola così prendevano in giro il rampollo di quella famiglia così celebre.
I tempi pare non siano cambiati, almeno all’estero. Se in Italia, dopo lo scandalo del vino al Metanolo del 1986, i nostri prodotti della viticoltura sono giunti all’apice della qualità, non si può dire lo stesso di alcuni paesi esteri, che amano il vino italiano, ma non lo vogliono comprare dai nostri produttori.
La notizia è di ieri e parla di 200 milioni di euro di frode, 2000 venditori online segnalati e 39 etichette diverse.
Una frode scoperta dall’azienda Griffeshield in collaborazione con il Consorzio vino Chianti, il quale ha scoperto che, in rete, esistono ancora tanti venditori del famigerato Winekit, un kit a base di un preparato chimico che di uva non ha proprio nulla, ma che permette di fare il vino in casa.
Una frode che danneggia l’immagine del nostro vino, dato che su molti portali online si può oggi comprare questo ignobile prodotto che reca il marchio di Italian Chianti Style, Original Chianti, Vintners Reserve Chianti e World Vineyard Italian Chianti.
Grazie a Griffeshield e al Consorzio Chianti, è stato possibile rimuovere il 78% degli utilizzi impropri del marchio. Ancora tanti ne circolano, però, e tra i grandi venditori organizzati, c’è perfino Walmart.