La questione dell’aggiunta degli zuccheri al vino è l’ultima, grande, questione sulla quale le norme europee non sono armonizzate. Paesi come la Francia, la Germania, l’Austria e l’Ungheria la permettono. Italia, Grecia, Spagna e Portogallo, invece, la proibiscono severamente. Qualcuno, però, ha appena chiesto al governo di intervenire.
La nascita del governo Conte a guida Movimento Cinque Stelle e Lega è stata accompagnata da molte polemiche e difficoltà.
Finalmente, però, dopo 84 giorni di mancati accordi, consultazioni fallite e persino il cambio di un ministro su richiesta del Presidente della Repubblica Mattarella, l’Italia ha un nuovo esecutivo. Ed ora molte questioni, non solo politiche, tornano al pettine.
Una richiesta al neo-ministro Centinaio è arrivata, infatti, appena due giorni fa, ed è arrivata dalla Assoenologi e da GoodItalianFoodTrade.
La questione verte sulla mancata armonizzazione delle norme europee sulla pratica dello zuccheraggio del vino, una pratica ammessa in paesi come la Francia, la Germania, l’Austria e l’Ungheria, ma severamente proibita in Italia, Francia, Grecia, Spagna e Portogallo.
La pratica consiste nell’aggiunta di saccarosio al vino per permettere l’innalzamento della gradazione alcolica quando vini importanti nascono da annate particolari, nelle quali quest’ultima è risultata debole o, peggio, l’uva è stata raccolta anticipatamente.
Lo zuccheraggio, o chapitalization – come si dice in Francia – viene effettuata anche con zuccheri poco nobili come l’economico saccarosio di barbabietola. Essa privilegia soprattutto i paesi del Centro-Nord sul mercato, perché i costi di produzione di questi vini sono inferiori a quelli in cui è il sole a fare gran parte del lavoro.
In Italia un solo vino può essere zuccherato ed è il Marsala. Per gli altri, la bassa gradazione può essere compensata solo da Mosti Rettificati.
Per i restanti vini, la pratica dello zuccheraggio è considerata da noi come una frode in commercio. Eppure, nonostante la severità con cui lo zuccheraggio si punisce in Italia ma si ammette in Francia e altrove, la questione non è armonizzata a livello continentale.
Se la norma sulle DOP è ormai comune in tutta Europa, l’uso dello zucchero costituisce ancora una differenza sostanziale tra i paesi produttori.
Assoenologi e GoodItalianFoodTrade hanno chiesto proprio questo: procedere verso la proibizione a livello comunitario di tale pratica o l’obbligo di comunicare ai consumatori la presenza, nei mosti, di zuccheri alieni.