Il prossimo 29 giugno, presso il Palazzo Baronale De Conciliis a Torchiara, terza edizione di Aglianicone – Vinum Nostrum. Saranno presenti i produttori dell’Associazione Terre dell’Aglianicone e graditi ospiti che animeranno il dibattito
Un’associazione, un gruppo di vitivinicoltori e un’uva autoctona.
Sono gli ingredienti di una grande storia, tra laboriosa passione contadina e amore per il proprio territorio.
Il prossimo 29 giugno, presso il Palazzo Baronale De Conciliis di Torchiara, avrà luogo la Terza Edizione di Aglianicone – Vinum Nostrum. Con Ciro Macellaro, presidente dell’associazione Terre dell’Aglianicone, parliamo di questo vitigno raro, che si esprime al meglio soprattutto in Cilento, e di questo interessante progetto.
Ciro Macellaro, classe 1985, è un giovane vignaiolo e produttore di vino, nella sua piccola azienda ai piedi del massiccio carsico dei Monti Alburni, nel comune di Postiglione, in provincia di Salerno. Qui, dopo la laurea in “Viticoltura ed Enologia” conseguita all’Università della Basilicata, ha deciso di investire il suo impegno quotidiano, per realizzare con sudore e sacrifici, quello che da sempre era per lui un grande sogno: fare buon vino.
Con Ritmo diVino ci siamo incontrati in occasione della VI Edizione del Corso Wine Business di Fisciano (SA), nel quale Ciro presentava la sua azienda. Ed oggi riportiamo uno stralcio dell’intervista che lui stesso ha rilasciato al sito ufficiale dell’associazione di cui è presidente.
Si tratta di una bella storia italiana, che racconta le caratteristiche di una delle uve più antiche della Campania Felix, che ha come terra d’origine l’incontaminato Cilento.
Macellaro racconta che “L’arrivo delle uve aglianicone nella nostra penisola risale al VIII secolo a.C. quando le prime colonie greche approdarono sulle coste campane, portando con se alcuni esemplari di questo affascinante vitigno. Da analisi svolte in laboratorio, l’aglianicone del Cilento è risultato essere il padre genetico del più celebre e conosciuto aglianico. In altri termini, l’attuale aglianico nasce dall’impollinazione, e quindi dall’unione, di uva aglianicone con la cannamela ischitana, tipica varietà d’uva presente anticamente sull’isola d’Ischia, incrociate proprio dai greci a seguito della colonizzazione. Si tratta di un vitigno di difficile coltivazione”.
Proprio per valorizzare questo vitigno, nasce l’Associazione che porta il suo nome. “Un progetto che nasce sulle risorse di un progetto regionale, con lo scopo di tutelare l’immagine e la produzione del vitigno aglianicone e di indirizzare più vignaioli possibili alla sua coltivazione. Una missione portata avanti oggi, in primis, dalla passione del presidente Giuseppe Capo, e poi da un affiatato gruppo di aziende che credono, sostengono e promuovono “un vino vecchio ma di nuova vita”.
La produzione dell’Aglianicone è limitata a poche bottiglie.
Sarà comunque possibile degustarne un po’ nel castello baronale De Conciliis, dove, dopo la presentazione di Ciro Macellaro, seguiranno gli interventi del prof. Nuzzo Vitale dell’Università della Basilicata, della giornalista dott.ssa Paola Zanuttini e del dott. Luigi Scorziello, Presidente del Consorzio Vita Salernum Vites.
Guiderà nella degustazione il giornalista enogastronomico dott. Fabio Turchetti.