A due passi dagli scavi dell’antica città romana di Pompeii, Bosco De’ Medici è un resort con vigneto che si è posto come obiettivo quello di portare alla ribalta – sia in campo nazionale sia internazionale – i vini del terroir Vesuvio. Ispirandosi alla Borgogna.
L’azienda
Dopo la breve digressione nelle colline piemontesi all’assaggio del Roero Arneis, Ritmodivino ritorna nella sua amata Campania e, nello specifico, in una delle sue città più rappresentative al mondo: l’antica Pompei.
Arriviamo a Bosco De’ Medici dove veniamo accolti dal responsabile della comunicazione e marketing Antonio Russo, colui che in prima persona si occupa di portare avanti il progetto vino dell’azienda.
Bosco De’ Medici sorge proprio su una delle antiche vie d’accesso all’antica città, a poche decine di metri da un mausoleo funerario di una famiglia patrizia romana, non troppo lontano dal Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei.
L’azienda agricola nasce per iniziativa della famiglia Palomba, che si occupa non solo di accoglienza e ristorazione, ma anche della valorizzazione dei prodotti vesuviani, tra cui il vino e il pomodorino del Piennolo.
A Bosco De’ Medici il Vesuvio è protagonista in tutto.
Unico vulcano attivo dell’Europa Continentale, sovrasta imponente l’azienda, la quale vanta diversi appezzamenti di terreno sul versante sud, tra i comuni di Boscotrecase, Terzigno e – appunto – Pompei.
La mission aziendale è quella di dare lustro al territorio vesuviano, che è unico al mondo: Bosco de’ Medici lo fa creando vini che sono la piena espressione di questo terroir.
I vitigni
I vitigni coltivati qui a Bosco De’ Medici sono quelli della tradizione vesuviana: il Caprettone, il Piedirosso, la Falanghina e l’Aglianico.
L’amico Antonio ci racconta che – per valorizzare appieno il territorio Vesuvio – Bosco De’ Medici cerca di lavorare nel modo più naturale possibile. Il trattamento dei terreni avviene secondo le tecniche della biodinamica e quella del 2018 è stata la quarta vendemmia complessiva dell’azienda.
Altro progetto in cantiere iniziato da due soli anni è quello della realizzazione dei vini in anfora, secondo la tradizione romana antica.
I vini dapprima vengono fatti fermentare in acciaio e quindi trasferiti in anfore di terracotta interrate all’interno di un antico casale del Settecento attualmente in ristrutturazione.
La degustazione
Dopo la visita alla struttura e ai vigneti, passiamo alla degustazione.
In compagnia di Antonio assaggiamo i vini aziendali, in abbinamento con i piatti dello chef Gioacchino Nocera.
Iniziamo con il LAVAFLAVA Lachryma Christi del Vesuvio DOC, blend di Caprettone e Falanghina che si presenta con un bel colore giallo paglierino, cristallino e vivace. All’olfatto sprigiona sentori di agrumi e fiori gialli, accompagnati da una decisa nota minerale tipica dei vini della zona. Al gusto, l’acidità e la sapidità lo caratterizzano e gli conferiscono una interessante persistenza.
Il POMPEII Pompeiano Bianco IGT è, invece, Caprettone in purezza. Dal calice si sprigionano sentori di frutta bianca e fiori. Al palato li ritroviamo accompagnati da una decisa freschezza, sebbene con una rotondità maggiore rispetto al Lavaflava.
A questo punto passiamo al DRESSEL 19.2. Si tratta di un vino in anfora ottenuto da uve Caprettone provenienti dal vigneto cru dell’azienda, la “Rotonda”. Il nome è un omaggio ad Heinrich Dressel, archeologo e tra i maggiori esperti di anfore di terracotta al mondo.
Il vino macera nelle anfore per 21 giorni con le bucce e i raspi. Quindi l’affinamento prosegue in acciaio. Ne risulta un vino dal colore ambrato, vivace, con sentori di miele e la nota caratteristica della creta. Una scommessa per l’azienda di sicuro successo.
L’ultimo vino in assaggio è il LAVARUBRA Lachryma Christi del Vesuvio DOC Rosso. Ottenuto da un blend di Aglianico e Piedirosso, è un vino fresco, di pronta beva, con i sentori tipici dei frutti rossi. Un vino di buona persistenza ed intensità.
In conclusione
Pur essendo un’azienda giovane, la scommessa di Bosco De’ Medici di mettere in risalto il Vesuvio e Pompei si sta rivelando vincente.
Come lava incandescente che si plasma e si modella in vario modo, essa si rinnova di continuo cercando di combinare la sua giovinezza con il rispetto della tradizione, strizzando sempre l’occhio – però – all’innovazione.